Se insiste molto su tema che papa Francesco non è un pontefice europeo. Si sottolinea la sua appartenenza ai gesuiti ma se dimentica sempre che proviene di un paese con caratteristiche molto diverse del resto di latino america. Per più di mezzo secolo Buenos Aires fu la maggiore città di lingua castigliana del mondo, il centro internazionale dell’industria editoriale, della radiofonia, della industria discografica, del teatro. Le traduzioni argentine del Novecento educarono intere generazioni di intellettuali. In questo contesto si sviluppò una letteratura argentina vivace e nervosa, che ebbe nel racconto breve e nel poema i principali strumenti.
Jorge Luis Borges, Julio Cortázar e Roberto Arlt sono punte emergenti di un universo di narratori e poeti, pochi dei quali conosciuti in Italia: Roberto Payró, Eduardo Wilde, José Hernández e Benito Lynch a cavallo del secolo, Enrique Banchs, Alfonsina Storni, Horacio Quiroga, Ricardo Güiraldes, Manuel Gálvez, Evaristo Carriego nel primo Novecento; Macedonio Fernández, Max Dickman, Adolfo Bioy Casares, Ernesto Sabato .E poi i contemporanei: Rodolfo Walsh e Manuel Puig, Haroldo Conti e Juan José Saer, Ricardo Piglia, Tomás Eloy Martínez, Daniel Moyano e Osvaldo Soriano, Juan Carlos Martelli, Syria Poletti, Juan Carlos Martini, José Feinmann…
Borges sosteneva che la vera Europa si era fatta reale in argentina, perché mentre uno spagnolo appartiene alla spagna e un francese alla Francia gli argentini invece erano figli d’ italiani con inglesi,di tedeschi con friulani, siciliani uniti a catalani. Europa della sangue e della cultura si era integrata nel sud al confine del mondo. “Mentre i messicani discendono degli aztechi e i peruviani dell’inca ,gli argentini discendono delle navi”– cosi pensava Octavio Paz . “Un Argentino è un italiano profondamente convinto di essere un inglese” era un’altra definizione dell’universo di Borges che denotava le caratteristiche diverse di questo paese particolare. Victoria Ocampo le piaceva ricordare che “in argentina eravamo europei e in Europa Argentini”.
Mentre un ragazzo di qualsiasi città del mondo sogna New York i giovani argentini immaginavano un caffè di Parigi,una strada di Londra, una pietra antica in una rovina di Roma. I nonni argentini, coloro che una volta arrivarono con le navi sono morti ricordando le proprie tradizioni, il villaggio,la fontana del paese,il fiume o la collina che era rimasta lontana, dall’altra parte del mare. L’europa per un argentino è qualcosa di sentito e amato, forma parte delle radici senza fare una differenza profonda di popoli o di razze. Chi è nato la giù sa di una nonna piemontese con un nonno Vasco o un parente irlandese; l’argentino si sente europeo nelle viscere più profonde.
No se può prescindere di queste considerazione nella lettura del discorso che papa Fancesco a rivolto al parlamento del vecchio continente . Sono parole che manifestano lo spirito autentico di un uomo che desidera l’europa unità con una vocazione universale. Se tratta di un invito a tornare alla ferma convinzione dei Padri fondatori dell’Unione europea. Il papa invoca Unità nella diversità, ma l’unità non significa uniformità politica, economica, o di pensiero ma una famiglia di popoli che valorizzando le singole tradizioni; prendendo coscienza della sua storia e delle sue radici possa trasmettere i valori umani permanenti.
Se dice che in la pampa si vede l’inizio ma anche la fine di ogni cosa. Nell’ orizzonte sconfinato e desertico se intuisce il finale, si vedono i sogni finalmente realizzati, l’ideale di un europa unica è un desiderio profondo di questo pontefice che vede in questo mondo vecchio tutte le risorse necessarie per fondare il nuovo. Un mondo con i valori eterni d’occidente che sempre risorge come il Cristo dal sepolcro con la luce della domenica di Pasqua che allumina e da senso ad ogni venerdì decadente della storia.
Daniel Osvaldo Balditarra